GIACOMO BALLA
Automobile in corsa (1913)
La Galleria Fonte d’Abisso con la
mostra Noi Futuristi fa riferimento a “Noi” (Roma 1917 – 1920 e 1923 – 1925),
periodico fondato da Enrico Prampolini e Bino Sanminiatelli nell’intento di
collegare le rivoluzionarie esperienze artistiche della fase iniziale del
movimento futurista agli esiti successivi dell’avanguardia europea, per creare
così un fronte comune con partecipazioni a mostre, dibattiti e con la
pubblicazione di nuovi manifesti.
Come aiutano a comprendere i testi
teorici pubblicati nel catalogo dell’esposizione, con il manifesto L’Arte
Meccanica del 1923 i futuristi italiani si collegano al primo manifesto del
futurismo del 1909 in cui la macchina è considerata la fonte della nuova
sensibilità artistica.
Le straordinarie opere in mostra
testimoniano la capacità degli artisti futuristi di una continua
autotrasformazione, che si intensifica nel vitale confronto con il rinnovamento
che si operava, dopo il conflitto mondiale, fuori d’Italia, nel dadaismo
nell’Esprit nouveau e poi nel surrealismo. Già dal 1915 Balla, Depero e
Prampolini avevano trasmesso il concetto di modernolatria, introdotto da
Boccioni nel 1912, ad un’arte meno soggettiva, aperta alla vita, che attua una
ricostruzione futurista dell’universo nello sconfinamento dalla pittura e dalla
scultura all’arte applicata, al teatro, alla moda, alla tipografia.