Con Crali ed il volo dei
futuristi si completa il “trittico” delle rassegne dedicate dal Comune
di Trieste al centenario del primo volo umano.
Ai Musei del Canal Grande il
visitatore può immergersi nel mito aviatorio di Gabriele D’Annunzio nel suo
particolare legame di spirito e azione con Trieste;
nel vicino Acquario può invece ripercorrere le tappe dell’evoluzione animale nel
suo rapporto con l’aria ed in particolare conoscerne curiosità e specie volanti;
al Museo Revoltella, attraverso il tributo ad un uomo di queste terre, Tullio
Crali, che si diceva “nato tra due simboli, l’aquila bicipite ed il leone alato,
un dalmata tra Vienna e Venezia”, l’aeropittura futurista offre le sue
suggestioni fantastiche e armoniose.
L’armonia è determinata dalla
stessa continuità del volo”, spiega il manifesto dell’Aeropittura Futurista del
22 settembre 1929 “i1 principio delle prospettive aeree e conseguentemente il
principio dell’Aeropittura è un’incessante graduata moltiplicazione di forme e
colori con dei crescendo e diminuendo elasticissimi, che si intensificano o si
spaziano partorendo nuove gradazioni di forme e colori. I frammenti panoramici
sono ognuno la continuazione dell’altro, legati tutti da un misterioso e fatale
bisogno di sovrapporre le loro forme e i toro colori, pur conservando fra loro
una perfetta e prodigiosa armonia”.
Tullio Crali è stato l’ultimo
interprete dell’aeropittura futurista, fedele fino alla fine al percorso degli
artisti innamorati della sfida alle stelle, delle violente lune elettriche,
della straordinaria energia del sogno di Icaro, avvolto nell’”immenso dramma
visionario e sensibile del volo”.
Siamo orgogliosi di potere offrire
alla città di Trieste l’opera di questo straordinario artista, protagonista del
percorso di una delle avanguardie più interessanti del’900, che “ama il
progresso dell’Italia più di se stesso” e null’altro chiede se non di “avere
tutto il cielo a disposizione”.
Roberto Menia
Assessore ai beni e alle attività culturali
Il 1931 è un anno decisivo per la Storia dell’aeropittura.
In febbraio Marinetti. per
celebrare la trasvolata atlantica di Italo Balbo, organizza a Roma la I
Mostra di aeropittura dei futuristi Balla, Ballelica, Benedetta, Diulgheroff,
Dottori, Fillia, Oriani, Bruna Somenzi, Tato, Thayaht alla Camerata degli
Artisti, e pubblica sul “Giornale della domenica” il manifesto de
“L’Aeropittura”. Parte della mostra viene riproposta subito dopo a Firenze da
Marasco e Thayaht e il 6 marzo, con straordinario tempismo, arriva, praticamente
completa, a Trieste, dove il dinamico Bruno Sanzin riesce non solo a ottenere la
sede del Circolo Artistico di via del Coroneo e il consenso del presidente,
l’architetto Umberto Nordio, ma aggiunge agli espositori romani il gruppo dei
futuristi di Padova, capeggiato da Dormal e due pittori giuliani Tullio Crali e
Maria Lupieri. Scriverà più tardi: “Fu un avvenimento eccezionale, anche perché
a Trieste non si era mai vista una raccolta del genere e di simile importanza.
Marinetti, mi dette tutto il suo appoggio e partecipò all’inaugurazione con un
discorso applauditissimo”.
Con questa iniziativa Sanzin
acquisisce il merito di avere riaperto il capitolo del futurismo giuliano, che
sembrava chiuso per sempre dal l925, quando il gruppo formato a Gorizia da
Sofronio Pocarini si era disperso ed era cessata ogni attività. Non è un caso
che la mostra, ulteriormente ampliata, in maggio venga trasferita a Gorizia, a
cura dello stesso Pocarini, che sembra ritrovare il vecchio entusiasmo e
riconoscere in Crali colui che poteva fare rivivere il futurismo sulle rive
dell’lsonzo.
Dunque Trieste ha un ruolo evidente
nella diffusione dell’aeropittura a livello nazionale ed è sembrato giusto,
pertanto, nel preparare una mostra omaggio a Tullio Crali nel centesimo
anniversario del primo volo, dedicare uno spazio alla ricostruzione (parziale,
purtroppo, per la dispersione delle opere, e necessariamente non ristretta
all’aeropittura) della mostra del’31,che comunque costituì anche il trampolino
di lancio dell’aeropittore dalmata. Così, a confronto con le sue opere
giovanili, si può vedere una piccola rassegna di nomi fondamentali per il
futurismo italiano, Tato (con il suo noto “Lancio col paracadute”), Fortunato
Depero di cui è esposto un arazzo molto bello “Ritmi veneziani”), Gerardo
Dottori (con due sintesi di città, Venezia e Pisa) e Nello Voltolina (futurista
veneto molto stimato da Crali) che in diversa misura sicuramente influirono
nella maturazione del suo linguaggio.
Ma naturalmente è Tullio Crali il
protagonista di questa mostra, che si propone come obiettivo principale quello
di definire il contesto in cui si forma e matura la sua personalità artistica,
tra gli epigoni del futurismo giuliano, le prime esperienze di volo e i contatti
con Marinetti e i futuristi italiani.
Non poteva mancare, perciò, sia
pure in forma molto sintetica, una parentesi dedicata ai futuristi goriziani
della prima e della seconda ondata, Pocarini, Cossar, Cenisi e Saksida coi quali
egli in diversi momenti ebbe rapporti molto stretti. Grazie alla disponibilità
dei Musei provinciali di Gorizia, depositari di un importante fondo archivistico
sul futurismo giuliano, e della famiglia Cenisi, è stato possibile documentare
in mostra tutti questi artisti, con opere che sono particolarmente preziose
perché sono gli unici resti della loro esigua produzione pittorica futurista. Un
accenno si è voluto fare anche alla storia dell’aeroporto di Gorizia-Merna, che
ha avuto un ruolo non secondario nello sviluppo dell’aviazione italiana tra gli
anni venti e trenta e che sicuramente è stato importante nella vicenda personale
di Tullio Crali, attratto verso l’aeropittura non solo dalle sollecitazioni
intellettuali, ma anche dalla conoscenza diretta di questo mondo in piena
evoluzione.
Il percorso della mostra, comunque,
prosegue anche oltre questi anni eroici e accompagna la lunga storia di Crali
fino all’ultima “fiammata” rappresentata dai dipinti dedicati negli anni Ottanta
alle Frecce tricolori. Potendo contare sull’aiuto di diversi musei e importanti
collezioni private si è cercato di documentare tutto il suo itinerario
aeropittorico dagli anni venti agli anni novanta con opere che erano da lui
stesso ritenute molto rappresentative e con qualche interessante aggiunta, come
“Aerocaccia I” da lui dedicato a uno dei protagonisti delta storia
dell’aviazione militare e civile, Umberto Klinger, pilota della prima guerra
mondiale e poi presidente dell’Ala Littoria.
Un nucleo molto significativo di
opere proviene dal Mart, il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e
Rovereto, che ha il merito di avere organizzato, nel 1994, la rassegna più
completa sull’opera di Crali e che conserva nel Centro Internazionale del
Futurismo, tra tanti preziosi documenti sul protagonisti di questo movimento,
anche il Fondo Crali, l’archivio formato dall’artista in oltre mezzo secolo di
attività futurista. Il Mart possiede anche una cospicua collezione di suoi
dipinti e bozzetti, tra i quali sono state scelte le dodici opere che sono state
generosamente prestate per questa mostra.
Un apporto al completamento della
documentazione sull’opera di Crali si è voluto dare anche con questo catalogo,
nel quale è stata inserita una bibliografia molto ampia, difficile da reperire
nelle pubblicazioni precedenti, soprattutto per quanto riguarda la fase iniziate
della sua carriera.
Il risultato complessivo non è di
certo paragonabile alla grande mostra antologica che Crali giustamente si
attendeva dalla sua terra d’adozione e che le istituzioni purtroppo non
riuscirono mai a realizzare mentre era in vita. Ma è, comunque, importante avere
creato l’occasione per ricordare questo artista originale, coraggioso e
appassionato, e per riflettere sulla sua storia, che è intrecciata per buona
parte con quella delle genti giuliane.
Maria Masau Dan
Direttore del Museo Revoltella
Info Mostra
CRALI
Civico Museo Revoltella
Galleria d'Arte Moderna
Trieste
Catalogo e Mostra a cura di Maria Masau Dan