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Avvenimenti nazionali ed internazionali sul Futurismo e su altri temi correlati ampiamente documentati da comunicati stampa, testi critici ed immagini fotografiche.
 




GERARDO DOTTORI
Brani di Futurismo del Maestro dell’Aeropittura


Galleria D’arte Russo, Via Alibert 20 – Roma

6 Febbraio – 8 Marzo 2014









Estorick Collection of modern italian art







Giusto cento anni fa Gerardo Dottori era sul palcoscenico del Politeama Turreno di Perugia, la sua città natale, con Filippo Tommaso Marinetti, Paolo Buzzi, Luciano Folgore e Francesco Cangiullo, protagonisti di quell'autentica compagnia di giro, coprotagonista di una delle memorabili "serate futuriste" che da un capo all'altro della penisola l'ideatore del Futurismo, campione ante litteram di comunicazione, organizzava con artisti e simpatizzanti del suo movimento per promuoverlo ovunque, anche in una città fondamentalmente passatista come la città del Grifo, poco incline alle novità, ammantata com'era di una atavica condizione agricolo artigianale caratteristica di tutta l'Umbria.
La risposta fu calorosa da parte di pochi, negativamente fragorosa e farcita di ortaggi da parte dei più. A distanza di qualche giorno dalla inaugurazione di questa mostra alla Galleria Russo di Roma, al Guggenheim di New York si apre Italian Futurism, 1909-1944: Reconstructing the Universe, a cura di Vivien Green, ricca di oltre 300 opere, l'esposizione che si sarebbe dovuta tenere in Italia nel 2009 per il centenario della pubblicazione del Manifesto del Futurismo di Marinetti. Dottori, in questa eccezionale occasione, avrà un ruolo di tutto rilievo essendo presente con la poco nota Sala da pranzo di Casa Cimino, progettata e realizzata nei primi anni Trenta a Roma, corredata si fa per dire del Trittico della velocità e di Battaglia aerea sul Golfo di Napoli.

Non è comunque un caso che la mostra illustrata in questo catalogo si tiene a Roma perché l'artista perugino, seppure molto attaccato alla sua città e all'ambiente umbro, in realtà visse proprio nella Capitale la sua stagione artistica più eclatante, ampiamente documentata dalle mostre che vi si tennero a partire dal 1920. E l'occasione è propizia per ribadire che è ormai matura a livello di ricerca l'opportunità di promuovere una grande antologica "istituzionale" di Gerardo Dottori da ordinare proprio a Roma dove l'artista fu anche protagonista teorico di primo piano, accanto a Marinetti, della stagione degli sviluppi del Futurismo dagli anni Venti in poi.
In realtà, l'artista umbro fu l'inventore con Mino Somenzi dell'Aeropittura, della quale può essere considerato il maggiore interprete, a detta dello stesso Marinetti che scrisse, riguardo al lavoro di decorazione all'Idroscalo di Ostia, "segna una data importante nella storia della nuova pittura aerea". Siamo in quella stagione denominata in modo che ha lasciato spazio a malintesi "secondo Futurismo", appartenendo semmai Dottori al ristretto novero dei "futuristi di transitò' con Depero e Prampolini, in modo particolare, fra la prima e la seconda generazione futurista.

Gli esordi pittorici del futurista perugino, in realtà, sono del 1912 e del 1914 l'invito a Perugia di Marinetti, quando la conversione all'avanguardia futurista era avvenuta da almeno due anni, come provano una manciata di dipinti e opere su carta che ci sono pervenuti fra cui Metodista del 1914. Culturalmente l'adesione, non senza travagli, l'aveva data anche prima animando dibattiti subito dopo la pubblicazione del Manifesto del Futurismo uscito nel 1909 sul parigino "Le Figaro". Anche nella sperduta provincia centro italiana si leggevano infatti i giornali che parlavano di rinnovamento dell'arte, quello che artisti sensibili come Dottori cercavano ansiosamente da tempo e che non trovavano nelle ammuffite accademie d'arte come quella perugina.

Ben poco di avanguardia il giovane artista aveva trovato anche a Milano già nel 1906 quando andò a lavorare come decoratore nell'hinterland del capoluogo lombardo dove colse qualche seme di rinnovamento in Previati e pochi altri, comprendendo soprattutto che avrebbe dovuto ancora studiare molto per diventare un artista. Tornato senza un soldo a Perugia, si mise allora di nuovo a lavorare sodo con pennelli e colori incontrando presto il dinamismo e la velocità della rivoluzione futurista, che subito declinò però in modo autonomo ed esclusivo nella dimensione della natura e dello spirito. Da qui la definizione di "futurista rurale" prima e, successivamente, di "futurista mistico".

Coerente fino in fondo con la poetica marinettiana, ne elaborò e specificò dunque autonomamente i canoni.

Quando si trasferì a Roma svolse spesso anche la funzione di portavoce di Marinetti e del Movimento scrivendo su "L'Impeo", "Oggi e domani" e su una miriade di testate sparse un pò in tutt'ltalia. Di giornalismo era infatti già pratico avendo fondato nel 1920 con Alberto Presenzini Mattoli la rivista "Griffa!". La sua originalità è teorica e pittorica allo stesso tempo. Teorica quando Dottori scopre e teorizza come nuovo canone futurista il dinamismo della natura già nei primi anni Dieci del Novecento, quando si definisce "futurista rurale" accrescendo, anche qui, gli ambiti d'azione per il Futurismo; quando viene definito "futurista mistico" allargando anche la prospettiva lirica ed escatologica della rivivificata avanguardia futurista che sembrò decadere dopo la morte di Boccioni e Sant'Elia nel 1916.

Ancora originalità teorica la rivela nella invenzione dei presupposti dell'Aeropittura, quando negli anni Venti vive con Mino Somenzi le sensazioni del volo che traduce subito in linguaggio pittorico, sviluppando il concetto futurista di dinamismo e velocità spostando dalla terra al cielo lo scenario di rappresentazione, dunque potenziando la dimensione spaziale rispetto a quella temporale, precisando subito che il volo non consentiva soltanto una nuova condizione fisica dell'osservazione: visioni dall'alto distorte, dilatate e persine capovolte, bensì una nuova situazione mentale di lettura dell'ambiente e del mondo. Originalità teorica, ancora, nell'invenzione dell'arte sacra futurista da credente un poco agnostico, dunque non praticante, convinto che il rinnovamento dell'arte dovesse interessare anche l'iconografia sacra, quella che conosceva bene a contatto quotidiano com'era in Umbria con i primitivi e col Rinascimento centro italiano, ambito di interesse che Marinetti dovette riconoscere solo nel 1931 col manifesto firmato da Fillia anche lui affascinato dal sacro, seppure dichiaratamente non credente, che illustrò con opere importanti fra il primitivo e il metafisico nel quale Marinetti scrisse "le meravigliose pitture sacre di Gerardo Dottori, primo futurista che rinnovò con, originale intensità l'Arte Sacra". Il paesaggio aeropittorico dottoriano è intriso di lirismo e connotato spesso dalla trasfigurazione nient'affatto di tipo tradizionalmistico e dunque passatista, ma, come accennato, tessuto di visioni dall'alto che creano nuove dimensioni fisiche e mentali. Una condizione che riassunse nel suo Manifesto umbro dell'aeropittura scrivendo di "una spiritualizzazione della natura e della dinamica vita di oggi intesa come magia per dare pensiero puro ed anima pura alle cose più terrestri ... un segreto che la mia terra svela a chi la sappia sentire".

Dottori, con questo repertorio e con la capacità di innovare, fu figura centrale del Futurismo dagli anni Venti in poi e non solo in ambito romano. Oltre che alla Biennale romana, fu il primo futurista ad esporre alla più blasonata Biennale di Venezia, quando nel 1924 Marinetti si fece arrestare per le proteste in piazza e invece Dottori, nonostante il diniego dello stesso Marinetti e di Balla partecipa alla sezione a concorso e viene ammesso. Il futurista umbro realizza progressivamente una sua "ricostruzione futurista dell'universò' non limitandosi a dipingere, ma ambientando spazi, disegnando scenografie, progettando mobili, illustrando libri, avendo scritto e pubblicato "parole in libertà" in guerra da poeta futurista e da critico d'arte recensito innumerevoli mostre.
Considerando poi che in quel periodo Balla era uscito dal Movimento, Depero era a New York, poi Rovereto e comunque era capofila di una declinazione meccanicistica degli svolgimenti futuristi, mentre Prampolini era a Parigi e si rivolgeva ormai soprattutto verso dimensioni spaziali, Dottori rimane il futurista egemone per esperienza e capacità inventiva con accanto le ultime leve del gruppo tra cui Benedetto, Alessandro Bruschetti, Tullio Crali, Mino Delle Site, Renato Di Bosso, Filila, Osvaldo Peruzzi. è la stagione del successo e delle mostre degli aeropittori in mezza Europa (e in America) degli anni Trenta, delle Biennali di Venezia e delle Quadriennali di Roma dove Dottori si conferma figura centrale.

Riavvolgendo ora un pò il nastro della vicenda artistica di Dottori per approfondirne e precisarne alcuni tratti salienti, si può ripartire proprio dal 1920, quando si presentò alla Galleria Bragaglia, la culla dei futuristi, tenuto a battesimo direttamente da Marinetti. Alcuni fra gli ultimi sostenitori del "Primo Futurismo" hanno detto che l'artista perugino arrivò in ritardo sul palcoscenico futurista.
In realtà era stata la guerra a oscurare non solo le già dichiarate manifestazioni d'intenti, ma le stesse traduzioni pittoriche che, pure, aveva già realizzato nel 1912-1913, le stesse che accertò Marinetti nel 1914 quando, dopo la già citata serata perugina, andò a visitare lo studio del pittore perugino, tant'è che, secondo più di una memoria orale e dichiarazioni scritte, ma postume, dunque non ancora documentabili, nonché consuetudini marinettiane, Dottori fu invitato a partecipare alla mostra da Sprovieri a Roma che si sarebbe inaugurata di lì a pochi giorni. Fatto del tutto probabile conoscendo il decisionismo di Marinetti e l'impressione positiva che ebbe di questo pittore perugino. Fatto si è che la guerra fermò tutto ed anche Dottori partì, senza il sacro furore interventista e igienista dei futuristi, per il fronte, seppure correndo limitati rischi essendo destinato alla sanità, dove il capitano lo destinò vedendolo gracilino e dopo aver saputo che era un pittore, dunque adatto a "spennellare la gola degli influenzati commilitonì" come scrisse l'artista stesso in varie autobiografie.
E però, non dimentico dell'adesione all'avanguardia artistica, trovò il tempo di scrivere "parole in libertà" col nuovo linguaggio futurista e a disegnare esplosioni e sensazioni uditive e visive. Poi maturò l'invenzione dell'Aeropittura, come sviluppo non meramente meccanicistico del Futurismo e allargamento di orizzonti non solo dello spazio, ma degli interessi estetici che la nuova ideologia poteva cogliere nelle espressioni più varie della genialità artistica, dunque l'ambientazione, il design, il cinema, il teatro, la moda.

Ambientò così futuristicamente il ristorante "Altro mondo" di Perugia nel 1923 articolandone gli spazi nel Paradiso, il Purgatorio e l'Inferno, che decorò con i cieli stellati, col grigiore del pentimento e col rosso vivido del fuoco, disegnando anche tavoli e sedie, lumi e corrimano in ferro battuto.
Altro tipo di ambientazioni le realizzò a Roma, a partire dal notevole intervento nella Sala d'aspetto dell'Idroscalo di Ostia del 1927, andato distrutto durante la guerra, apoteosi di aeroplani esaltata da Marinetti nel Manifesto dell'aeropittura. E poi l'intervento di pittura murale e in casa dell'amico Mario Carli e quello per casa Cimino per la quale progettò la Sala da pranzo di cui si diceva in apertura. Di pittura murale ne realizzò molta in Umbria in chiese, edifici pubblici e dimore private tornando da Roma anche per lunghi periodi nella sua regione natale.

Il 1939 segna una svolta nella sua vita. Tornò infatti a Perugia chiamato alla cattedra di Pittura dall'Accademia di Belle Arti della quale fu poi anche direttore. Fascista come tanti artisti, futuristi e non, per nulla fazioso e spesso capace di ironizzare sulla teatralità del regime, ma anche, certo, non insensibile alle lusinghe della committenza della gerarchia dalla quale attinse, ma autonomo nel contestare minacce del tipo "Arte degenerata" subì, dopo la fine della guerra e del regime, un evidente ostracismo, ma continuò a lavorare in silenzio, maturando, come abbiamo visto, un linguaggio moderno di lettura del paesaggio non di autocitazione.
Quando, dopo l'oblio culturale il Futurismo viene riscoperto proprio da giovani studiosi di sinistra, Dottori è un pò rintanato nella sua casetta di Perugia e occorreranno alcuni anni perché il suo grande talento venga messo in luce. Soprattutto la sua originalità, alla quale teneva più che alla decretazione di eccellenza della sua pittura. Un accenno al rapporto di Dottori col mercato parte dalla considerazione che pur essendo sempre comparse opere dell'artista nelle aste maggiori e minori a livello europeo, le sue quotazioni sono cominciate a crescere e ad adeguarsi a quelle dei suoi sodali futuristi più noti solo negli ultimi anni, soprattutto dopo l'uscita del Catalogo generale dell'artista nel 200616, collocandosi nella fascia alta dei protagonisti, preferendo il collezionismo l'aeropittura, ma solo perché sono scarse le sue opere disponibili stilate con altri linguaggi.

Crescenti anche le valutazioni delle idromatite, tecnica inventata da Dottori già nella seconda metà degli anni Dieci del Novecento, per la quale bagnava fogli e cartoncini e speciali matite colorate tedesche per stendere una sorta di idropittura, che sempre pittura è, che usò in tutto il suo repertorio. Senza dimenticare l'utilità di esplorare tutta la produzione di disegni, riservando sorprese sia negli esordi adolescenziali figurativi di grande qualità, pressoché sconosciuti, sia nei ritratti e le caricature che continuò a realizzare lungo tutto l'arco della sua produzione. Senza averne la pretesa, e relativamente alla dimensione dei bei spazi della galleria, questa mostra è una piccola antologica del Maestro dell'aeropittura perché spazia temporalmente, prove del giovanissimo studente dei corsi preparatori dell'Accademia tematicamente e quanto a espressione di interessi nella fervida e multiforme attività dottoriana, dalle remote, appunto, prove del giovanissimo studente dei corsi preparatori dell'Accademia e dell'uggioso lavoro di commesso dall'antiquario, dove la sera copiava gessi e decorazioni, prove datate fra la fine dell'Ottocento e primi del secolo breve, fino agli ultimi divertissements degli anni precedenti la scomparsa nel 1977.

E dunque troviamo pittura, disegno, "Parole in libertà", corrispondenza di guerra e quanto a linguaggi: il figurativo, ritratti soprattutto; il dinamismo futurista degli anni Dieci e primi Venti del Novecento; la scoperta aeropittorica declinata anche nell'arte sacra; quindi lo stemperamento del paesaggio visto dall'alto nel "Nuovo paesaggio moderno", fino all'incertezza, come accennato, delle ultime carte dove con i pennarelli intrecciava confusi gorghi mentali. E allora, non si possono non sottolineare alcuni brani dell'ottantina di opere esposte. A partire da I superstiti, unica parte disponibile del Trittico degli alberi del 1909-10, di grande qualità tonale, episodio fondamentale del simbolismo dottoriano, "fondato su intenzioni di sintesi simbolica, e distante da interessi rappresentativi, o invece puramente astrattì' come scriveva Crispolti già nel 1974. E poi la pressoché sconosciuta, bellissima Fanciulla che legge del 1908; il naturalista Paesaggio con pagliai dei primi Dieci, e ancora l'accennata serie di rarissimi e poco noti disegni pre futuristi e l'altrettanto già citata serie di ritratti maschili e femminili e di caricature, che ci presentano un Dottori ineditamente arguto, che si protraggono fino ai Venti.

In questo ambito abbiamo collocato anche tre rarissime cartoline postali di guerra che Dottori indirizzò alla sorella Bianca dove illustra con disegni a inchiostro la vita in guerra fra il 1915 e il 1916. E in guerra scrisse "Parole in libertà", il nuovo modo di scrivere poesia senza punteggiatura, nell'essenzialità dei termini, alcune sui temi, ovviamente, della guerra, altre sul valore assoluto della "poesia" i cui originali sono eccezionalmente in questa mostra. Quanto alle opere, documentano la stagione dottoriana un pò misconosciuta e, percenti versi, negata, di appartenenza al "Primo Futurismò' un gruppo significativo di lavori: da Tocchicampananotte del 1915 a Esplosane del 191617, traduzioni pittoriche di sensazioni visive e uditive proprie del linguaggio futurista, colte in guerra, come anche Sintesi di montagne che restituisce l'ambiente di guerra, ma anche Forme astratte che risente della lezione di Balla. A corredo un cospicuo gruppo di disegni con studi, fra cui il rarissimo e preziosissimo Studio per Trittico della velocità La corsa del 1925, il cui dipinto è attualmente, come detto, al Guggenheim di New York per la grande mostra futurista, che rivela la grande capacità di sintesi compositiva nella individuazione del dinamismo della macchina che penetra in profondità il paesaggio dischiudentesi letteralmente nei sui elementi di natura e architettonici. E ancora la serie poco vista dei Calciatori. Ricchissima la sezione dedicata all'Aeropittura a partire dai volti inscritti nel paesaggio umbro, in scenari immaginifici come nelle due aeropitture del 1927 e 1932 Esplosione dell'isola (con relativo bozzetto a idromatita) e Aeropaesaggio, quest'ultimo originalissimo perché ci restituisce una visione molto dall'alto che smaterializza e sintetizza ogni cosa rendendoci una visione spiritualizzata, mentre l'esplosione dell'isola coniuga la sensazione uditivo-visiva dell'esplosione del 1916 con la visione aeropittorica di un'isola simboliche dove si manifesta la forza sotterranea della natura. Inedite la Virata su fiumi, lago, mare del 1934, come pure il Notturno del 1925 entrambi di grande qualità lirica e compositiva.

Tipica l'aeropittura con lagofiumecolline idealizzati, circondanti, di Coste e golfi del 1935, nitida nelle cromie e nella stesura. C'è anche una sezione dedicata all'Arte sacra futurista, della quale, come abbiamo visto, Dottori fu maestro, con una precoce Madonna col Bambino in cui già dal 1924 inseriva i personaggi nel scenario aeropittorico, e con la monumentale Madonna col Bambino del 1925, eccellente trasfigurazione e compenetrazione immagine-paesaggio. E, ancora, il bellissimo bozzetto del capolavoro dottoriano del sacro futurista della Crocifissione oggi in Vaticano e nel Museo Dottori: in due versioni quasi identiche, opera, come accennato, portata ad esempio da Marinetti nel manifesto dell'Arte sacra futurista del 1931 che sottolinea: "La Crocifissione è caratterizzata dall'affascinante fluidità dei corpi delle donne piangenti ai piedi della croce. Queste sembrano i dolorosi prolungamenti del corpo stesso di Cristo tutti imbevuti da una luce extra terrestre che costituisce il personaggio dominante del quadro".
C'è, ancora, anche la Madonna che era parte fondamentale della ambientazione della camera da letto di Casa Carli a Roma del 1930, edificio andato distrutto, dove c'è una assoluta sublimazione del paesaggio lussureggiante che fa festa alla maternità divina. Sintetica, ma efficace la sezione del "Nuovo paesaggio moderno" che contraddistingue, dopo il 1944, data della conclusione storica del Futurismo con la morte di Marinetti, lo stemperamento degli eccessi aeropittorici distendendosi la pittura in visione puramente liriche del paesaggio sempre più idealizzato, ma a volte reale, come nell'inedito Porto Venere del 1958.

E infine l'Astrazione del 1976 dove l'artista vaga confusamente nella memoria dei dinamismi della natura.




ESPLOSIONE, 1916-1917

CICLISTA, PRIMI ANNI ‘20

AEROPAESAGGIO, 1932

VIRATA SU FIUMI, LAGO, MARE, 1934

COSTE E GOLFI, 1935

LAGHI ITALIANI, 1938

Orari di apertura:
Lunedì : 16.30 - 19.30
Martedì a Sabato : 10.00 - 19.30

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