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Esposizioni
IERI
Avvenimenti nazionali ed internazionali sul Futurismo e su altri temi correlati ampiamente documentati da comunicati stampa, testi critici ed immagini fotografiche.


DAVID BURLJUK
Il Cavallo - Fulmine (1907)








NATALIJA GONCAROVA
Natura morta con prosciutto (1912)








LJUBOV' POPOVA
Ritratto di filosofo (1915)








KAZIMIR MALEVIC
L'aviatore (1914)








KAZIMIR MALEVIC
Ritratto di Ivan Kljun (1913)

 

 

FUTURISMO RUSSO
 

La sfida dell'Avanguardia

 

Museo Archeologico Regionale, Aosta
15 dicembre 2001 – 7 aprile 2002

 









Museo Archeologico Regionale





La mostra vuole essere la prima ampia retrospettiva in Italia su una delle esperienze artistiche più importanti del XX secolo. Nei mille metri quadrati del Museo Archeologico Regionale di Aosta sono esposte duecento opere tra dipinti, sculture, disegni, libri e incisioni dei maggiori interpreti del movimento russo, provenienti dai Musei russi ed in particolare dal Museo Russo di Stato di San Pietroburgo. L'esposizione, a cura della vice direttrice del Museo Russo di Stato di San Pietroburgo Evgenia Petrova e del critico Alberto Fiz, consente di verificare i diversi aspetti di un movimento che, al contrario del Futurismo italiano, non è stato sufficientemente indagato - in Russia la prima mostra specifica dedicata a quest'esperienza è del 1999 - pur avendo svolto un ruolo determinante nell'ambito delle avanguardie europee.

Il Futurismo in Russia è iniziato ufficialmente con la letteratura e, in particolare, con il poema di Velimir Chlelbnikov "Incantesimo con il riso" scritto tra il 1908 e il 1909, un'opera fortemente provocatoria caratterizzata da forme poetiche non tradizionali. Il primo manifesto programmatico, tuttavia, va considerato "Schiaffo al gusto corrente" che venne pubblicato a Mosca nel dicembre 1912. Fu un documento dal tono provocatorio e iconoclasta in cui si esprimeva il desiderio di un radicale rinnovamento. "L'Accademia e Puskin sono più incomprensibili dei geroglifici" era scritto. E ancora: "Gettare Puskin, Dostoevsky, Tolstoj (…) dal Vapore Modernità". Il primo ad utilizzare il termine "futurista" fu, il 24 febbraio 1913, il poeta Vladimir Majakovskij in occasione di un dibattito sull'arte contemporanea, ma ben maggiore popolarità ha goduto il neologismo slavo budetljany, ovvero "uomini dell'avvenire" introdotto dal poeta Viktor Chlebnikov. "Il futurismo non è una scuola, è un nuovo atteggiamento", ha scritto David Burljuk, l'artista che compare nel 1911 tra i fondatori del Gruppo di Gileja da cui prende ufficialmente le mosse il Futurismo russo, un'esperienza che proseguì, con risultati alterni, sino al 1930, l'anno in cui morì Majakovskij e la spinta innovativa era ormai terminata. Il percorso espositivo, allestito sui due piani del Museo Archeologico Regionale, è inaugurato da Il Cavallo-fulmine del 1907, un'opera di David Burljuk, fondatore del movimento, in cui si attua una sintesi tra la componente dinamica e quella naturalistica e mitologica anticipando alcuni aspetti caratteristici del futurismo, per giungere sino a Composizione con violino , un dipinti d'impronta cubofuturista realizzato nel 1929 da Jurij Vasnecov, seguace di Malevic.

"I Futuristi russi si autodefinivano budetljany, gente del futuro - spiega Evgenia Petrova - e propugnavano lo scardinamento della vecchia arte mangiata dalle tarme. A differenza dei Futuristi italiani, che si facevano paladini di un nuovo mondo basato sulla tecnologia, i Futuristi russi consideravano l'uomo nuovo come parte costitutiva della terra e della natura." All'interno di questo contesto, si possono ammirare capolavori come Il Ciclista (1913) di Natalija Goncarova, considerato un vero e proprio archetipo del Futurismo russo per la capacità di conciliare il massimo del realismo con la percezione del rumore e del movimento. Il ciclista passa velocemente per la via, lungo le vetrine dei negozi senza prestare attenzione alla vita borghese; egli è diretto da qualche parte, verso un altro luogo, verso il futuro. Sempre della Goncarova viene esposto, per la prima volta in Italia, Natura morta con prosciutto (1912), un'opera fortemente simbolica in cui la carne va intesa nella sua duplice natura materiale e spirituale. Sono inediti in Italia anche Ristorante (1915) di Nadezda Udal'cova dove l'elemento caotico dell'esistenza viene trasferito nello spazio del ristorante osservato dall'esterno all'interno di una composizione dove appare evidente la lezione di Pablo Picasso, così come Ritratto di filosofo (1915), una delle più significative opere cubofuturiste di Ljubov' Popova contraddistinta dalla scomposizione delle forme che si concilia con l'elemento dinamico. In quest'opera i piani sovrapposti del corpo, della testa e degli oggetti non consentono di distinguere tra l'uomo, la cosa e l'aria. "M'interessa la riflessione sulla presenza o, piuttosto, sull'assenza la quale non può che condurre alla non-oggettività", scriveva proprio in quell'anno la Popova al suo ritorno dall'Italia.

Tra i capolavori in mostra va segnalato l'Aviatore di Kazimir Malevic in cui l'artista utilizza la pittura come mezzo per giungere ad un'espressione creativa libera ed autonoma. In questo caso il soggetto è lo spunto per una digressione sul significato dell'arte privo di condizionamenti come dimostra l'incrocio tra la silhouette bianca del pesce e la figura dell'aviatore. "Desidero liberare l'arte dalla subordinazione diretta dell'oggetto verso l'invenzione immediata dell'attività creativa", ha scritto Malevic, di cui è esposto anche Ritratto di Ivan Kljun, presentato per la prima volta all'esposizione dell'Unione della Gioventù nel 1913. La mostra consente, inoltre, di analizzare, per la prima volta in maniera approfondita, la figura di David Burljuk ripercorrendo il suo percorso artistico attraverso un'ampia selezione di opere. Particolarmente significativo è il Ritratto di Filippo Tommaso Marinetti realizzato da Nicolaj Kul'bin nel 1914 in occasione del suo viaggio in Russia. L'incontro tra il fondatore del Futurismo italiano e gli artisti russi si trasformò in uno scontro tra due modi diversi di concepire la storia. Da un lato il mito del progresso e dall'altra il desiderio di conciliare avanguardia e tradizione come accadde nell'arte russa. Sebbene le opere di Giacomo Balla e Umberto Boccioni abbiano influenzato profondamente il nuovo corso dell'arte russa, Mikhail Larionov propose di accogliere Marinetti "tirandogli le uova marce". Il neoprimitivismo di Mikhail Larionov, Natalija Goncarova, David Burljuk, Aleksandr Sevcenko, convive con la ricerca spiritualistica di Pavel Filonov e con il cubofuturismo di Kazimir Malevic e Ljubov' Popova.

L'esposizione è accompagnata da una sezione dedicata alle arti applicate con ceramiche, piatti, arazzi, e oggetti di uso comune realizzati agli inizi degli anni Venti.
Il catalogo della mostra, indispensabile strumento di studio dell'Avanguardia russa e dei suoi protagonisti, edito da Mazzotta in collaborazione con Palace Editions, contiene contributi (in lingua italiana e francese) di Elena Basner, Mary Clare Burljuk Holt, Alberto Fiz, Ada Masoero, Evgenia Petrova, le schede e le illustrazioni delle opere esposte e le bio-bibliografie degli artisti.

a cura di Cesare Biasini Selvaggi           






 

Museo Archeologico Regionale
Piazza Roncas, 1
11100 Aosta
email: u-mostre@regione.vda.it
http: www.regione.vda.it

Informazioni: Tel. 0165275902 / 0165273246

Orario: tutti i giorni 9.00/19.00

Ingresso: intero € 5.16 / ridotto € 2.58

 

Catalogo edito da Mazzotta in collaborazione con Palace Editions - pagg. 280, € 25.82
Foro Buonaparte, 52 - 20121 Milano / Tel.: 028055803 / fax: 028693046 / e-mail: ufficiostampa@mazzotta.it

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