Durante gli anni compresi tra il
1909 e il 1919, Copenhagen assurse a metropoli dell’arte. Nuovi mezzi di
trasporto e di comunicazione crearono le condizioni favorevoli per scambi ed
interazioni tra i diversi palcoscenici dell’arte europea.
Gli artisti danesi viaggiarono in
tutta l'Europa, e le esposizioni internazionali di arte visitarono la Danimarca.
Questa mostra presenta alcuni dei lavori più significativi della scena dell’arte
danese ed europea dell’epoca.
L'avanguardia produsse una radicale
e traumatica frattura all’interno di una tradizione visiva che imperava da
secoli. Furono condotti esperimenti inediti sui materiali e sulle forme.
L’impegno degli artisti non era più volto ad una rappresentazione
pedissequamente naturalistica del mondo circostante. L’obbiettivo principale era
costituito, altresì, da una ricerca iconica ispirata a una nuova sensibilità
esistenziale.
L'avanguardia dell’epoca non era
composta da un omogeneo gruppo di artisti; fu una commistione di molteplici e
geniali individualità che si distinsero in tutta Europa nello stesso momento.
L'esposizione non punta a
documentare, nello specifico, quanto i lavori appartengano alle linee guida del
Futurismo, del Cubismo o dell’Espressionismo. La mostra, invece, desidera
volgere l’attenzione sul denominatore comune che contraddistinse l’attività
artistica di individui tanto diversi per cultura, estrazione, tradizione: la
ripetitività dei soggetti, la precisa, consapevole stigmatizzazione dei “topoi”
dell’avanguardia, o meglio, delle “avanguardie” del XX secolo in Europa (lo
sport, la guerra, la città, il circo, la danza).
In mostra figurano capolavori dei
grandi esponenti dell’avanguardia internazionale della prima metà del Novecento.
Non manca un’accurata selezione di opere dei futuristi italiani della prima ora,
Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini.
Cesare Biasini Selvaggi