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Avvenimenti nazionali ed internazionali sul Futurismo e su altri temi correlati ampiamente documentati da comunicati stampa, testi critici ed immagini fotografiche.
 



F.T. MARINETTI = FUTURISMO

Fondazione Stelline, Milano

12 febbraio - 7 giugno 2009

a cura di
Luigi Sansone









Fondazione Stelline

















F. T. MARINETTI
F. T.  MARINETTI



La mostra antologica dedicata all'opera di Filippo Tommaso Marinetti, in calendario nella città di Milano, testimonia concretamente l'impegno dell'Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombarda per la diffusione e la valorizzazione della cultura artistica contemporanea. Nel corso di questi ultimi anni, infatti, non sono mancati i favorevoli riscontri alle numerose iniziative finanziate più spesso dall'Assessorato regionale, e intese soprattutto a promuovere la conoscenza del linguaggio di grandi personalità artistiche del XX e XXI secolo. Cosi ne ha tratto giovamento il dibattito sull'espressione artistica contemporanea, ravvivato da una serie di eventi che non poco ha contribuito a migliorare la realtà culturale milanese e lombarda.

Sullo sfondo di questa virtuosa continuità, la rassegna che qui si presenta, allestita nella Sala del Collezionista della Fondazione Stelline e patrocinata dall'Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, descrive per tappe fondamentali la straordinaria carriera di Marinetti - sintesi e documento di un'indole costante e di una qualità di lavoro e ricerca unica e irripetibile. Oltre settanta opere e una ricca selezione di documenti originali e in parte inediti illustrano la multiforme attività del fondatore del futurismo nel centenario della nascita del primo grande movimento d'avanguardia italiano, avvenuto a Milano nel 1909.

Nato ad Alessandria d'Egitto nel 1876, Filippo Tommaso Marinetti visse e studiò a Parigi, ma si laureò in legge a Genova. Nel 1905 fonda a Milano lo strumento decisivo della sua azione di organizzatore culturale, la rivista "Poesia',' a cui affianca una collana di testi di poesia come dimostrazione della diffusione, a partire dal 1909, del movimento futurista. E sempre nel 1909 pubblica invece su "Le Figaro" il Manifesto del futurismo. Da allora molti giovani artisti, con sorprendente rapidità, si allinearono sulle posizioni proposte dal Manifesto, tanto che, negli anni successivi, uscirono altri "Manifesti" relativi alle singole discipline artistiche. È nel 1910 il Manifesto dei pittori futuristi, firmato da Boccioni, Carrà, Russolo, Severino e Balla; dello stesso anno è anche il Manifesto tecnico della pittura futurista, mentre il Manifesto dell'Architettura, del 1914, si deve ad Antonio Sant'Elia.

È indubbio che la disponibilità per il nuovo, propagandata dal movimento, e l'apertura mentale favorirono - certamente - lo sperimentalismo nei vari campi, dalla letteratura (le parole in libertà delle poesie di Marinetti, le rivoluzionarie proposte grammaticali) alle arti, nessuna esclusa; si pensi alle ricerche nel campo grafico, musicale, fotografico e cinematografico.

Così la rassegna milanese offre un percorso di eccezionale interesse, che abbraccia la produzione di un'intera vita, e illustra al meglio la complessa attività di Marinetti, da ideologo a polemista, Od scrittore a editore di testi futuristi.

Al Comune di Milano e alla Fondazione Stelline va quindi il mio plauso per aver proposto alla cittadinanza una rassegna di così grande interesse che valorizza - emblematicamente - il ricco repertorio di tradizioni culturali che nella nostra città si sono sviluppate.


Massimo Zanello
Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia




Parole in libertà - Bombardamento sola igiene, 1915
Parole in libertà - Bombardamento sola igiene, 1915
 Francesco e Pasqualino Cangiullo, Marinetti ferito, 1916
Francesco e Pasqualino Cangiullo, Marinetti ferito, 1916






 

... Mancano calorie presto presto...
F.T. Marinetti, La grande Milano tradizionale futurista


Un fondatore è colui che attraverso l'energia modifica una materia fornendo a essa forme e figure inaspettate e innovative. In questa prospettiva - non vi è dubbio - Filippo Tommaso Marinetti è stato il fondatore del futurismo.

Il titolo dell'esposizione offre due chiavi di lettura: 1) il futurismo come prodotto di Marinetti; 2) l'equivalenza tra Marinetti e il futurismo. Due chiavi di lettura che appaiono contraddittorie. Ma se si coglie la vera essenza della questione ovvero che in questa avanguardia e nel suo fondatore l'arte corrispondeva alla vita e la vita all'arte la contraddizione si risolve in azione.

Bisogna allora attraversare questa mostra a partire dal titolo, che allestisce cinque interrogativi: come parlare del futurismo senza farne una caricatura? Come parlare di un'avanguardia artistica che non sia soltanto artistica? Come parlare di futurismo seguendo una scrittura la cui sintassi è spenta di fronte al fuoco dell'ideale? Come parlare del futurismo senza un futuro davanti e paradossalmente senza un passato unico e unitario alle spalle? Infine, come parlare allora del futurismo senza Marinetti?

In quest'ultima domanda si racchiudono in realtà anche le precedenti. Non perché vi sia la piena coincidenza tra Marinetti e il futurismo, ma perché senza Marinetti non avremmo avuto lo stesso futurismo. Avremmo verosimilmente conosciuto solo l'avanguardia artistica legata alla pittura e avremmo perso l'occasione di un incontro tra l'arte e la vita, di un'idea-azione.

Perché Marinetti è stato soprattutto il paradigma del vitalismo, di un pensiero teso a cogliere e sfruttare tutte le possibilità offerte da un'epoca che si è fabbricata nuova. Perché il futurismo di Marinetti è stato al tempo stesso teoria e realtà alimentate da un'energia umana la cui eccedenza si potrebbe chiamare mistero dell'arte. Dunque sarebbe sbagliato considerare questo movimento e il suo esponente di punta isolandoli dal contesto storico-culturale che Marinetti aveva perfettamente compreso: la città come metafora della trasformazione, della creazione di un ambiente "elettrizzante", ricco di sfaccettature e risvolti, sorprendente e fecondamente complesso.

Sotto questa angolazione un pensiero dell'ultimo Marinetti incarna bene la sua visione sulla città in uno sguardo rivolto a Milano, che rappresenta "per tutti gli italiani la centrale delle energie e degli ottimismi d'Italia" un'affermazione di ieri che vorremmo fosse un auspicio per la Milano di domani.


Massimiliano Finazzer Flory
Assessore alla Cultura del Comune di Milano

 

Sudan-Parigi, 1921
Sudan-Parigi, 1921
Enrico Prampolini, Ritratto di Marinetti poeta parolibero, 1929
Enrico Prampolini
Ritratto di Marinetti poeta parolibero, 1929


Chi è stato Marinetti?

La Fondazione Stelline si è posta questa domanda nel centenario della pubblicazione del suo Manifesto che fa nascere il movimento futurista.

Ci siamo interrogati insieme a un esemplare Comitato Scientifico e ad Autori di grande intensità e originalità, per offrire a Milano e alla cultura storica e artistica, nazionale e internazionale, una risposta che non sia surrogato culturale e celebrazione, ma scoperta e partecipazione.

Marinetti.
Si potrebbe dire,
paradossalmente,
che è stato il grande sconosciuto del futurismo.

Certo, tutti conoscono la sua opera, e tutti i testi lo citano doverosamente come padre del Manifesto del futurismo, pubblicato su "Le Figaro" il 20 febbraio 1909 (ma in realtà uscito già prima, su diversi e poco noti giornali italiani). Eppure quanti, al di là delle nozioni generiche, conoscono veramente la straordinaria figura, la straordinaria vitalità, la straordinaria generosità di questo singolare poeta, che fu definito "professore di energia"? Quanti, al di là delle definizioni d'obbligo che si leggono sui libri (e non sempre, perché a volte il futurismo è attribuito quasi esclusivamente al genio di Boccioni), hanno riflettuto sulla sua instancabile opera di animazione e di diffusione del suo ideale artistico: un'opera così intensa e compiuta con tale abnegazione, senza pause e senza risparmio, che il futurismo era per Marinetti non un fatto culturale, letterario o artistico, ma una creatura viva. Qualcosa come un figlio, come più volte hanno testimoniato le figlie stesse del poeta.

Da questa sua generosità, intellettuale ed esistenziale, abbiamo tutti da imparare. Come abbiamo da imparare dalla sua energia, che non era un attivismo fine a se stesso, o peggio una ricerca di affermazione narcisistica (come oggi si riscontra in qualche protagonista della scena culturale),
ma una passione divorante
per l'uomo
e il suo destino.
Il suo amore per il futuro,
per il tempo veloce della modernità,
quell'amore che Pound gli rimprovera affettuosamente e accoratamente in uno dei suoi Cantos più intensi, esposto oggi in questa mostra (una poesia scritta nel gennaio 1945, un mese dopo la scomparsa di Marinetti, in cui Pound immagina di incontrare l'anima dell'amico e gli predice il Paradiso), era appunto un amore per l'uomo nella totalità di tutti i suoi fattori.

L'uomo, in altre parole, non è fatto di libri e per i libri, ma per la vita. Non è fatto per essere sepolto in un passato inerte, ma per un avvenire (perché solo allora il passato diventerà qualcosa di vivo e presente). E resta questo l'insegnamento più grande di questo grande protagonista del Novecento.


Camillo Fornasieri
Presidente della Fondazione Stelline



 Fortunato Depero,Marinetti temporale patriottico, Ritratto psicologico, 1924
Fortunato Depero
Marinetti temporale patriottico, Ritratto psicologico, 1924
 Enrico Prampolini, Ritratto di Marinetti poeta nel Golfo della Spezia, 1933-1934
Enrico Prampolini
 Ritratto di Marinetti poeta nel Golfo della Spezia, 1933-1934







Fondazione Stelline
Milano




Catalogo edito da Federico Motta Editore, Milano

 
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