Centoventi opere, il contributo di
studiosi come Maurizio Calvesi, Luciano Caramel, Giovanni Lista, un testo
introvabile “Arte Polimaterica” del 1944, elementi questi che rendono la mostra
“Prampolini dal Futurismo al MAC”, organizzata dalla Galleria Arte Centro di
Milano, 7 novembre 2002 – 30 gennaio 2003, degna di riempire le stanze di un
grande museo.
Il particolare interesse della
Galleria verso Prampolini nasce nel 1968, a partire dal 1970, anno della prima
mostra, verranno toccati tutti i principali temi percorsi dall’artista, dai
“Polimaterici intarsi di pietre dure”, dalle prime opere come “Beguinage” sino
al periodo “Picassiano”.
L’esposizione “Prampolini dal
Futurismo al MAC” si articola in tre sezioni, “Pitture e disegni”, “Astrattismo
e MAC”, “Bozzetti pubblicità e architetture”.
Nella prima troviamo opere del
Futurismo cosmico più progetti ed illustrazioni supportate dal testo critico
“Dal futurismo al cosmico” di Maurizio Calvesi.
La seconda sezione contiene lavori
del periodo MAC più geometrico, il testo critico “Dall’astrattismo al MAC” è
curato da Luciano Caramel.
Infine “Bozzetti scenografici,
pubblicità e architetture” di Giovanni Lista introduce e argomenta le opere di
teatro più costumi più architetture dell’ultima sezione.
Degno di particolare attenzione è
il testo “Arte polimaterica” sia per la sua rarità sia per la possibilità che ci
offre di osservare quanto fossero avanzate le ricerche sul polimaterico di
Prampolini già nel 1944.
Enrico Prampolini estratto dal testo "Arte Polimaterica" Collana "Anticipazioni" n.7, O.E.T. Edizioni del Secolo Roma 1944.
Introduzione all'arte Polimaterica
Arte Polimaterica: nel foggiare
questa parola ho inteso definire e riassumere una serie di esperienze personali
su le arti plastiche, che vanno dal 1912 ad oggi.
Non esiste una genealogia diretta,
ne una primogenitura dell'arte polimaterica. Nel tempo, se vogliamo, si possono
incontrare dei vaghi addentellati in proposito nelle "applicazioni eterogenee"
di alcune maschere dei popoli primitivi o nei loro simboli totemici, mentre ai
nostri giorni dobbiamo senz'altro riferirci ai "papiers-collés" dei pittori
futuristi e cubisti (1911-1914); ai cosi' detti "Collages" dei dadaisti (1917) e
dei surrealisti (1928) o alle loro "sculture-d'oggetti" (1933).
Manifestazioni non tutte
intenzionalmente artistiche; indeterminate e sporadiche alcune, evasive da ogni
concezione plastica le altre, nelle quali "l'elemento materia o l'elemento
estraneo al colore" intervenivano incidentalmente, per ragioni utilitarie o a
scopo polemico.
Sebbene nelle esperienze delle
suddette correnti artistiche novatrici esistesse la volonta' di arricchire la
tavolozza con elementi extra pittorici, (come ad esempio; biglietti da visita,
giornali, caratteri tipografici, carta da parati ecc.) tuttavia vi si poteva
notare un aprioristico errore di principio: l'eterno compromesso fra "illusione
e realta'".
La preoccupazione di voler
gareggiare ancora con la pittura o, comunque, il desiderio di creare un rapporto
fra pittura ed elemento applicato "grafico o tipografico arabescale" ) rimaneva
sempre un problema esclusivamente di ordine visivo, di competizione
plasticamente epidermica.
Si trattava di reagire
violentemente e con dichiarato coraggio all'atavica nostalgia del pittore per il
colore, per la realta' pittorica, anche la più trasfiguratrice.
Si trattava di portare alle estreme
conseguenze il concetto di sostituire, totalmente e integralmente, la "realta'
dipinta" con la "realta' della materia". Di intuire il valore emotivo ed
evocatore delle "materie" stesse nel loro giuoco ritmico-spaziale.
L'estremismo, senza concessioni,
ne' compromessi, delle mie prime esperienze polimateriche - che in principio
furono considerate "paradossi plastici" perfino dagli iniziati, - confermo' la
mia fede nei valori peculiari della creazione polimaterica, e mi offrirono
pertanto la possibilita' di stabilire una nuova nomenclatura di valori plastici
destinati poi ad ulteriori sviluppi.
Il "polimaterico" da mezzo di
espressione individuale si avviava a divenire mezzo di espressione collettiva e
poteva quindi resistere ad un concetto formativo di investigazione estetica e di
affermazione artistica.
"L'arte polimaterica e' una libera
concezione artistica che si ribella contro l'usata e abusata adorazione del
pigmento-colorato, mesticatore, sofisticatore, mistificatore; contro la funzione
dell'illusionismo ottico dei mezzi pittorici, dai piu' reazionari ai piu'
rivoluzionari."
Fare assurgere le materie - le più
impensate - a valore sensibile, emotivo, artistico, costituisce il piu'
intransigente presupposto critico alla nostalgica, romantica e borghese
tavolozza."
Quanti secoli, e quanti chilometri quadrati di pittura pesano sull'umanità?
Da questa fine del "sentimento del
colore" nasce un nuovo sentimento: quello del "lirismo della materia".
L'ARTE POLIMATERICA NON E' UNA
TECNICA MA - COME LA PITTURA E LA SCULTURA - UN MEZZO D'ESPRESSIONE ARTISTICA
RUDIMENTALE, ELEMENTARE, IL CUI POTERE EVOCATIVO E' AFFIDATO ALL'ORCHESTRAZIONE
PLASTICA DELLA MATERIA.
La "materia" intesa nella propria
immanenza biologica, come nella propria trascendenza formale.
La "materia-oggetto", nei suoi
aspetti rudimentali poliespressivi; dalla piu' umile ed eterogenea (quasi
relitto di vita) alla piu' raffinata ed elaborata (manualmente o
meccanicamente).
La "materia-organismo" : parte
integrante della composizione polimaterica, i cui elementi formativi tendono a
esprimere la continuita' nella discontinuita', la dissonanza e l'assonanza di
rapporti. Rapporti che, operando per contrasto, non valgono esclusivamente per
la forma "dell'elemento-oggetto", quanto per la presenza biologica della materia
stessa.
Concezione infine che sfida
l'aprioristico e superato concetto del bello e dell'eterno nell'arte. "L'ephémere
est eternel".
In questo apparente paradosso c'è la verita' assiomatica di un principio estetico e filosofico.
Effettivamente l'essenza di un'
opera d'arte non risiede nella "durata temporale" del prodotto ( pittura,
scultura, o polimaterico), quanto nella "espressione, cioe' nell'attimo
spettacolare della visione".
Nel "polimaterico", infatti, il
valore evocativo si manifesta inversamente alla reazione visiva esterna, poiche'
opera nelle regioni irrazionali dello spirito.
Introspezioni e investigazioni che
- nella sfera delle arti plastiche - creano dei "sistemi", delle "costanti" di
reazioni interne, le quali producono a loro volta - successivamente e
simultaneamente - i fenomeni della "meraviglia" della "sorpresa" e del "miracolismo
spettacolare".
Da questa magia della materia,
nelle sue "apparizioni bioplastiche", nasce il nuovo "incantesimo dell'arte
polimaterica; del polimaterico.
La facoltà di scelta della "materia
oggetto" da parte del polimaterista è, quella che distingue e caratterizza la
sua personalità, la quale deve possedere ed essere posseduta in grado
superlativo da"intuizione", "sensibilità" e dal "senso stereognostico".
Il "polimaterista" dovrà "creare" in uno stato di automatismo quasi medianico.
L'apparente accusa di
intellettualismo che si potrebbe muovere verso un tale processo - creativo,
cade, quando si pensi che - spaesato dagli elementi indiretti- esso non è che un
atto puro di emanazione diretta; primordiale se si vuole, elementare, dove
convergono e coincidono le facoltà sensoriali e quelle affettive.
Dalla confluenza di queste due
dimensioni, una fisica (tattilismo ottico), l'altra psichica (calcolo delle
influenze), ha origine la caratteristica "bidimensionalita' emotiva" dell'arte
polimaterica, il cui valore suggestivo lo ritroviamo nella segreta risonanza
della transustanzazione della materia.
In questa "segreta risonanza" sta
tutto il significato della "soggettistica del polimaterico quale espressione
d'arte pura".
Questa "soggettistica", è primordiale quanto rudimentale è la tecnica.
Il soggetto è suggerito da uno
stato d'animo dell'artista a "colloquio con la materia" : l'artista
interroghera' questa o quella materia, ne considerera' la loro fisonomia, dovra'
apprezzare la casualita' e il contrasto fra le materie, il tono elettivo che
assumono nel giuoco stereometrico della composizione; la quale nasce da un
"sentimento dell'espressione, e si afferma animistica".
Info Mostra
Enrico Prampolini
Galleria ARTE CENTRO
Via delll'annunciata, 31
20121 Milano
Tel. 0229000071
Fax 026592631
e-mail: artecentro@lattuadastudio.it
Catalogo disponibile in galleria.