Bulgari

BVLGARI, BALLA & ROMA


Bulgari Boutique, Roma

10 - 21 aprile 2021












Giacomo Balla si e' sempre interessato alla natura: per lui e' sempre stata alla base della sua ricerca di ritmo e di colori, di linee - forza e di "stati d'animo". Nel primo decennio del secolo, quando va ad abitare nel 1904 a Roma, nell'allora quartiere appena fuori le abitazioni, ai Parioli, tra via Paisiello e via Nicolo Porpora, studia sistematicamente Vi/la Borghese subito fuori la porta del suo studio-convento. Individua i motivi della nascita, della crescita, dello sfiorire (mai della morte): parte dal pastello su carta nel realizzane il Dittico di Villa Borghese fino ad arrivare alla Grande veduta di Villa Borghese - Porco dei Daini della Galleria Nazionale di Roma. In particolare, nel pastello piu' luminoso inquadra le torri del Museo Borghese dietro il sarcofago nella strada omonima, dentro Parco dei Daini a Roma.








Sempre e comunque, Giacomo Balla parte dalla natura per approdare alla astrazione, la quale infine qui viene arricchita di esperienze confrontate sulla natura: le linee dell'aria vengono scosse dal colpo di fucile nel paesaggio. Balla infatti rende omaggio alla morte dello zio cacciatore del re avvenuta nel 1918, evocando nell'opera l'episodio che lo vide protagonista. Lo zio Marco, partecipando ad una battuta di caccia nella tenuta di Castel Porziano, aveva preso in mano il fucile del Re Umberto, che esplodendo, lo ferisce alla mano destra.








Nel momento in cui Balla studia la velocita' astratta, non ci troviamo soltanto di fronte all'emozione per il mistero moderno della Velocita', ovvero l'automobile in corsa, ma anche al tentativo del pittore sperimentalista di verificare e trasmetterci la struttura segreta del movimento, lo scheletro ingegneresco del dinamismo. Nelle pagine dei taccuini, assistiamo all'incubazione della "linea", alla sua definizione netta con la descrizione degli studi della "velocita' astratta", complicati dal vortice e dal rumore come Balla li capta nella sua citta' d'azione, Roma:
1) La vetrina in cui l'auto si rispecchia con l'indicazione dei colori riflessi dietro i cristalli e la nota "davanti palazzo Regina Margherita effetti per auto";
2) la vetrina ripresa da una posizione piu' angolata;
3) annotazioni di vari luoghi di postazione: "via Nazionale 44"; "punto buono/al fondo/via Piemonte/dove c'e' chiesa"; "davanti Tipografia (scritto due volte)/Angelini"; "via Boncompagni traversando [?]"; "angolo Quintino Sella monumento".
Da notare che si tratta di luoghi non lontani dallo studio di via Paisiello, spesso gli stessi posti ripresi nei quadri pre-futuristi.








Giacomo Balla si e' sempre proposto la ricerca di una sintesi, ma vuole raggiungerla dopo innumerevoli analisi: scientificamente. Attraverso molti studi particolari (il moto relativo, il volo, le compenetrazioni della luce, il dinamismo), ecco un probabile approdo. Si tratta della "linea di velocita'": una forma sintetica che solo la mentalita' del tutto "surreale" di Giacomo Balla puo' ritenere tale. Tale tipo di sintesi nasce proprio da quella realta' che vede correre a via Nazionale, l'automobile in corsa, come il giornalista Pascazio annota nell'aprile del 1913: "Balla sta elaborando un quadro rappresentante via Nazionale nella esuberanza e grandezza del tumulto veicolare".








Nel periodo del primo conflitto mondiale, Giacomo Balla sperimenta una nuova tecnica: il collage di carte colorate. La tecnica si presta a creare dipinti di tono assolutamente "astratto", con decise forme a-plat: si tratta di forme analoghe a quelle che troviamo nella pittura degli stessi anni (forse anche per una carenza dei materiali pittorici tradizionali quali l'olio e la tela, date le difficolta' belliche). L'inserimento di carte colorate riesce a proporsi come un allargamento del discorso pittorico e, allo stesso tempo, prevede l'intervento d'un elemento anti-pittorico. Le vivaci carte, impiegate nel collage, sono quindi connesse all'operazione stessa dell'invenzione e dell'effetto finale: non sono mai state usate in senso soltanto "estetico" come avviene nel Cubismo (ma anche in Boccioni). E insomma, per dirla con termini recenti, il medium diventa il messaggio, ovvero il rappresentare l'esplosione del sole entro il verde di quella che Maurizio Fagiolo amava definire la Montaigne St. Victoire di Balla, Villa Borghese a Roma.








Nel 1984 la figlia Elica spiega la tematica del Paesaggio + velo di vedova ambienta proprio nell'amata Villa Borghese, cuore della Roma Eterna "la sensazione provata nel vedere passare una di quelle tante vedove di guerra, che allora portavano un grande velo nero, gli da l'ispirazione per questo dipinto in cui tutto lo sfondo del paesaggio (il caro paesaggio Villa Borghese) appare, nelle linee sintetiche del futurismo, adombrato come l'animo dell'artista, dalla tristezza di quel velo nero che e' un simbolo e una realta'" (1984 p.388). Ora lo scopo e' quello di unire insieme tre elementi: un'idea di dinamismo naturale (il vento), lo stato d'animo di persona (vedova) e una macchina da guerra (la corazzata); l'intenzione e' di rappresentare, con determinazione, l'irrappresentabile (la forza del vento, in questo caso) con significati di "abstract equivalens", Entrambi i colori corrispondono allo stato d'animo, il blu scuro della malinconia oggetto richiesto alla rappresentazione, il grigio-verde della corazzata; la conclusione e' che e' possibile rappresentare una vedova e il ricordo di suo marito marinaio con il suo strumento della guerra scosso dal vento, senza rappresentare alcuna figura.








L'opera rievoca la manifestazione alla Stazione Termini di Roma il 9 maggio 1915 contro Giovanni Giolitti, che tornava a Roma per riaffermare i principi neutralisti. Si legge su "L'idea nazionale": "L'on. Giolitti parti' per Roma [da Torino] col treno che arriva alle 9.25 del mattino. La stazione di Termini stamane era popolata in modo insolito. C'erano moltissimi nazionalisti e numerosi aderenti degli altri partiti interventisti. [...] Ma appena l'ex dittatore esce all'aperto, improvvisamente, da tutte le parti sorge un clamore infernale: Abbasso Giolitti, abbasso l'austriaco. Banca Romana! La gente che si era raccolta sulla piazza gli corre incontro gridandogli in faccia: Abbasso il ministro della malavita! Viva Sonnino Viva Salandra! Giolitti con i suoi imbocca la via Cavour per andare a casa. Continuano clamorosamente le grida. Giolitti finalmente si volta e dice: Gridate almeno Viva l'Italia" (Roma 10 maggio 1915). Si legge sull' "Osservatore Romano": "L'arrivo dell'on. Giolitti a Roma annunziato da qualche giornale ha fatto accorre alla stazione un gruppo di giovani nazionalisti che hanno preso posto nel piazzale interno di Roma-Termini prima delle 9. All'arrivo del treno che recava l'on. Giolitti si sono rinnovati i fischi. Ad attendere l'ex Presidente si trovavano vari amici tra cui l'on. Cefaly vice-presidente del Senato, il senatore Reynaudi, l'on. Cirmeni, il senatore Guastalli e vari giornalisti. L'ex presidente del Consiglio invitato ad uscire dalla porta di servizio si e' rifiutato ed 'e uscito invece dal cancello pubblico mente il coro dei fischi si faceva sempre piu' assordante" (Roma 10 maggio 1915).








E' lo stesso Giacomo Balla a spiegarci questa ricerca che va sviluppando sempre a contatto con l'amata Villa Borghese nel cuore della Roma eterna, dove rappresenta il salire delle linfe vegetali in un paesaggio. La tenerezza morbida detta primavera tocca la natura , la quale si espande collegando e compenetrando il cielo e la terra. L'intuizione del pittore da "la sensazione, o meglio, il complesso di sensazioni che e' determinato dal risveglio della natura nello spirito degli uomini".








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