Futurism&CO

FORZE DEL CIELO

da Balla alle aerovisioni


Futurism & CO Art Gallery, Roma

dal 6 ottobre 2022 al 15 febbraio 2023

Mostra e catalogo a cura di Futur-ism Associazione Culturale
da un’idea di Elena Gigli







INTRODUZIONE
Gen. S.A. (Aus.) Alberto Rosso
già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica 2018-2021

“Le prospettive mutevoli del volo costituiscono una realtà assolutamente nuova che nulla ha di comune con la realtà tradizionalmente costituita dalle prospettive terrestri […]. L’aeroplano che plana, si tuffa, s’impenna, ecc., crea un osservatorio ipersensibile appeso dovunque nell’infinito […] Il tempo e lo spazio vengono polverizzati dalla fulminea constatazione che la terra corre velocissima sotto l’aeroplano immobile”, così recita il Manifesto dell’Aeropittura del 1931, sottoscritto da Balla, Benedetta, Depero, Dottori, Fillia, Marinetti, Prampolini, Somenzi e Tato.

Se il Futurismo esalta e celebra la dinamicità e le conquiste della tecnologia, la velocità, il movimento dei nuovi mezzi meccanici, della motocicletta, del treno, dell’auto, del motoscafo, non c’è dubbio che l’aeroplano non solo permette velocità e dinamicità estremamente più elevate, ma si stacca dalla superficie, offre movimento e libertà tridimensionale e, con esse, l’Aeropittura cattura e spettacolarizza sensazioni e prospettive espressive assolutamente nuove, mozzafiato, possibili grazie alla conquista di una nuova dimensione: il cielo, o “i cieli”, come il titolo della mostra.

Sul cielo e sul volo si era già espresso inequivocabilmente Leonardo da Vinci, oltre 400 anni prima del breve balzo del biplano dei fratelli Wright: “Una volta che avrete imparato a volare, camminerete guardando il cielo, perché è là che siete stati ed è là che vorrete tornare”. È una affermazione verissima e convintamente condivisa da quanti, come me, hanno fatto del volo la propria passione, la propria professione e la propria vita, ma è altrettanto vera e condivisa dai tanti autori che hanno inventato, costruito ed alimentato il movimento dell’Aeropittura, molti cimentandosi con il brivido e con l’ebbrezza di un volo all’epoca ancora pionieristico, avventuroso e spesso insicuro, che ammaliava le folle, che stupiva e che inorgogliva, che faceva sognare e che sostanziava il progresso, la modernità e la tecnologia come nessuna altra conquista sino a quegli anni.

Questa mostra e le straordinarie opere esposte contribuiscono dunque a celebrare un momento straordinariamente vitale e unico nella storia della pittura, della cultura e della società italiana. Si svolge per di più in un periodo emblematico e particolare: a breve, il 28 Marzo 2023, l’Aeronautica Militare festeggerà il centenario della propria fondazione, una delle primissime forze aeree indipendenti al mondo. I suoi mezzi, le sue imprese, i suoi piloti, le sue conquiste, i suoi primati sono stati la linfa e la materia dell’Aeropittura, in un legame fortissimo e profondamente fecondo, legame che questa mostra aiuta a ricordare e diffondere.

Grazie dunque alla famiglia Carpi ed alla Futurism&Co Art Gallery per questa opportunità, per l’energia e per la volontà di promuovere e far conoscere opere ed autori che affascinano e travolgono con prospettive, colori, immagini, spazi, e sensazioni uniche e irripetibili.







Nell’Aeropittura il futuro del Futurismo
Maurizio Scudiero

Quando Marinetti lanciava i suoi primi manifesti futuristi, all’inizio degli anni Dieci, le manifestazioni della fase pionieristica dell’aviazione erano molto popolari in tutta l’Italia, e richiamavano sui prati di periferia delle principali città, ma spesso anche sui tetti delle case ed sui campanili dei centri storici, migliaia di curiosi che con il naso all’insù ammiravano quelle prime, incerte, evoluzioni di apparecchi realizzati in legno di balsa, cartone e pelle.
Ma quello che Marinetti allora non poteva intuire era la grande portata di ciò che era accaduto sei anni prima del suo manifesto del Futurismo, cioè il 17 dicembre 1903 sui prati di Kitty Hawk, dove Orville Wright percorse a bassa quota quaranta yarde in volo. Quella non fu solo la vittoria del “più pesante dell’aria”: non fu, in altre parole, solo un fatto tecnico-scientifico, proprio perché la sua eco immediata, diffusa in tutto il mondo a mezzo stampa, più o meno velocemente, innescò una serie di processi in più ambiti dell’attività umana. Uno di questi fu appunto il settore culturale ed artistico che accolse la notizia come l’ennesima conquista di un percorso positivista, identificato genericamente nel Progresso, che già sul finire dell’Ottocento agitava poeti ed artisti. I toni erano ancora simbolisti, e per questo motivo nei manifesti d’inizio del secolo XX le conquiste del progresso erano ritratte nelle fattezze di conturbanti bellezze vestite spesso solo di veli trasparenti che le avvolgevano amorevolmente. E dunque anche artisticamente la dimensione del volo rientrò ben presto in questa visione post-romantica, a volte epica, altre ancora melodrammatica, che nella pratica si risolveva nel consueto uso di copiosi cascami floreali tipici dello stile Art Nouveau, che in Italia fu ribattezzato come stile Liberty. I risultati, nei termini di manufatti d’arte o di grafica applicata, furono in questo senso più vicini alle suggestioni del Passato, anziché proiettarsi verso il Futuro, come la portata dell’evento avrebbe richiesto. Non si riusciva, in altre parole, a cogliere lo strappo con tutto quello che era stato prima, e che la nuova dimensione del volo portava in sé, proprio perché tutto l’ambiente culturale ed artistico mancava di adeguati strumenti di pensiero per giungere al cuore nel Nuovo che avanzava.


Gerardo Dottori
In corsa, 1926 ca.

Tuttavia il Futurismo non era ancora pronto in questo slancio verso il cielo, nel senso che in un primo momento tutto questo fervore aviatorio filtrò nel Futurismo quasi esclusivamente nell’ambito letterario, rimanendone invece la pittura pressoché indenne da ogni influenza, forse perché troppo impegnata, all’epoca, nella definizione di uno stile proprio. Il Futurismo, infatti, nel suo bruciare tappe e tempi, spesso lanciava troppo avanti il sasso delle sue provocazioni, o delle sue invenzioni. Tra queste, appunto, la pittura futurista che fu annunciata ben prima che uno stile futurista vero e proprio fosse stato delineato sulla tela.

Poi scoppiò la prima guerra mondiale dove l’aereo giocò un ruolo importantissimo. L’Italia ne comprese appieno le potenzialità, tanto che nel corso del conflitto furono costruiti in Italia circa 12 mila velivoli e 24 mila motori: uno sforzo bellico che vide il paese superare la produzione di Austria, Russia e Stati Uniti.

Finita la guerra, si avviò un rinnovamento generale, non solo nella società ma anche nelle arti. Prese l’avvio in quel periodo anche una serie di imprese solitarie di aviatori italiani, di record di velocità, altezza, e distanza, che crearono un mito aereo italiano circondato da un’aura d’invincibilità, e delineando anche l’idea di un’aviazione che primeggiava nel mondo e che veicolava l’idea di uno stato potente.


Tullio Crali
Incuneandosi nell’abitato, 1938 ca.

È in questo clima che cresce la seconda generazione di futuristi, nata cioè all’insegna della liberazione dalla terra. Fedele Azari, Fortunato Depero, Gerardo Dottori, Benedetta, Tato, Tullio Crali, Renato Di Bosso, Verossì, chi più chi meno, si ritrovarono spesso a volare, a ‘spiralar È sopra le città, a riplasmare la loro visuale del mondo. Il loro taglio con il passato fu, simbolicamente, il volo di D’Annunzio su Vienna, nel 1918. La loro prima ispirazione, appunto le imprese degli aviatori italiani, da Laureati, a Ferrarin, a De Pinedo, a Balbo, che nel corso degli anni Venti mietono record su record, da quello di velocità, a quello di altezza, a quello della distanza. Il loro teorico, Fedele Azari, autore del manifesto Teatro Aereo Futurista, del 1919, pittore, aviatore, tombeur de femmes e pioniere dell’aviazione civile italiana. E se da una parte bisognerà attendere la fine degli anni Venti perché l’idea di Aeropittura abbandonasse la sua posizione periferica per divenire il vero cuore, motore, e di lì a poco anche il nuovo volto del Futurismo alla soglia dei vent’anni dal manifesto di fondazione, già nel corso del decennio vari segni premonitori, una sorta di fil rouge, mostrano già una generale adesione all’epica del volo: ad iniziare dal Ritratto psicologico dell’Aviatore Azari che Fortunato Depero dipinge a Torino nel 1922 dopo aver volato a lungo con lo stesso Azari e Franco Rampa Rossi.

A chiudere il decennio con un’altra svolta epocale ci pensa F.T. Marinetti che con l’articolo Prospettive del volo e Aeropittura, pubblicato da “La Gazzetta del Popolo” di Torino del 22 settembre 1929, va a coagulare tutti questi sintomi in un vero e proprio manifesto programmatico.

Era nata l’aeropittura.







Balla e Ballelica: la luce umana nell’incanto dei cieli misteriosi
Elena Gigli

Illustre pittrice, non le sembri scortesia se questa lettera non è firmata per motivi di delicatezza verso persone che Lei conosce, ma spero di essere scusato nell’esprimerLe la mia sincera ammirazione per l’arte sua nobilissima. Soprattutto ha portato nella nostra vita una verità nuova: la luce umana nell’incanto dei cieli misteriosi! Mai nessuno prima di Lei ha dato ai cieli tanta sensibilità di espressione così spontanea e naturale. Ho l’onore di salutare un Grande Artista elemento che il Destino adopera per il rinnovamento avvenire.
(Biglietto “anonimo” di Giacomo Balla alla figlia Elica, Roma 1938, pubblicato nel pieghevole Elica Balla: vivendo di cielo, Galleria d’Arte S. Marco, Roma 22-31 ottobre 1979)

È il primo febbraio del 1931 quando a Roma a “La Camerata degli Artisti” in Piazza di Spagna 35 viene inaugurata la Prima Mostra di Aeropittura dei Futuristi Balla, Ballelica, Benedetta, Diulgheroff, Dottori, Fillia, Oriani, Prampolini, Bruna Somenzi, Tato, Thayaht organizzata da Filippo Tommaso Marinetti come Omaggio Futurista ai Trasvolatori. In catalogo viene pubblicato il Manifesto della Aeropittura firmato dai Futuristi Balla, Benedetta, Depero, Dottori, Fillia, Marinetti, Prampolini, Somenzi, Tato. Al numero 1 figura Balla con il suo Celeste metallico aeroplano; al numero 2 la figliola - con lo pseudonimo Ballelica - espone Bolama.


Giacomo Balla con alle spalle Celeste Metallico Aeroplano in una fotografia originale del 1933
Archivio Gigli, Roma

La grande tavola di Balla si configura come un omaggio a Italo Balbo (Quartesana-Ferrara 1896-Tobruk-Libia 1940), il quale dal 1929 al 1933 ricopre l’incarico di Ministro dell’Aeronautica. Guida personalmente lunghe crociere di squadre di velivoli, propagando le idee dell’Italia fascista anche all’estero. Da ricordare, nel 1928, la crociera nel Mediterraneo occidentale con 61 idrovolanti e quella del 1931 tra l’Italia e il Brasile. Il 10 agosto 1929 ottiene il grado di Generale di Squadra e nel 1933 quello di Maresciallo dell’Aria. Nel dicembre del 1930 fa la prima crociera atlantica con meta Rio de Janeiro. Nel 1934 è nominato Governatore della Libia: durante la II Guerra Mondiale, il 28 giugno 1940, per un errore dell’antiaerea italiana, viene colpito nei cieli di Tobruk. Esiste nella scatola dell’Archivio Bio-iconografico di Balla alla Galleria Nazionale di Roma, una fotografia antica dell’opera. Nel retro della foto, vi è scritto, poi cancellato: TRASVOLATA \ ELICOLIRICATSMOSFERICA \ TRICOLORFASCISTA \ FUTURBALLISSIMA. Nella recensione alla mostra si parla del “grande quadro allegorico di Balla” che “pareva aver saccheggiato le viole, le rose, le margherite di Piazza di Spagna. […] Si tratta di un’esposizione viva, vibrante, pulsante. Vibrante di eliche, pulsante di motori. Futurista o meglio di attualità immediata. Si tratta della mostra di Aero-pittura, organizzata in omaggio ai Trasvolatori: la prima d’Italia e di Europa”. E conclude: “Ritornando al grande quadro di Balla ove in un’apoteosi cromatica l’emblema del Fascio si erge a fianco di ognuno dei dodici idroplani che attraversano l’Oceano dobbiamo riconoscergli un modernissimo sapore di manifesto rurale che non nuoce certo all’esaltazione dell’impresa, né all’arte impetuosamente sincera, e prospetticamente sapientissima”. Invece, dell’opera che presenta Elica Balla con lo pseudonimo Ballelica, Bolama non si sa nulla. La Rossati nella sua recensione parla di “molti di questi quadri contengono (come dice l’interessante programma della pittura aerea) simultaneamente ‘il doppio movimento dell’aeroplano e della mano del pittore che muove matita, pennelli e diffusore”.


Frontespizio del catalogo della Mostra alla Galleria Pesaro Milano 1929

Tuttavia la prima volta che troviamo Balla Giacomo e Ballelica che espongono insieme è nel 1929 alla Galleria Pesaro di Milano: Giacomo ha 58 anni ed espone Un attimo della mia vita, Elica ha 15 anni ed espone Compenetrazione. Filippo Tommaso Marinetti “illustra la mostra e si batte senza esclusione di colpi per i principi e le interessanti leggi della ‘Aeropittura’”: “Osservando i quadri esposti è facile notare una tale varietà di temperamenti, di forze pittoriche e di personalità inventive che annulla ogni accusa di scuola, di ripetizione e di artificiosità. …Ballelica, Bot, …ànno ognuno una tavolozza futuristica speciale. Trasfigurazioni plastiche nelle realtà di oggi e di domani. Stati d’animo e forze misteriose espresse plasticamente. Prospettive aeree, architetture, architetture degli spessori d’atmosfera. Simultaneità e compenetrazione di tempo e spazio, lontanovicino ricordatosognato esternointerno. Una pittura virile, ottimista, coloratissima e movimentata che risponda alla fantasia e ai muscoli volontari del Carso, degli squadristi e balilla”. Conclude analizzando i vari artisti, e scrive di Balla: “Passando rapidamente in rassegna le 300 opere dei 33 pittori futuristi, indicherò lo stato d’animo del grande Giacomo Balla che rinfresca la sua vasta e universale produzione con un nuovo balzo lirico verso quella pittura degli stati d’animo che si lega oggi intimamente alla nostra sensibilità”.


Ballelica espone una Aeropittura a Trieste nel 1931


Elenco delle opere presenti a Trieste nel 1931

Dopo questa prima esperienza dove sono presenti con opere “aeropittoriche”, Giacomo con la figlia Elica sono presenti invece con opere dedicate al mare alla III Mostra Marinara d’Arte a Roma. Elica sempre con lo pseudonimo di Ballelica è presente nella sala XVI dedicata ai Futuristi con un Mare; Balla invece presenta tre Ondevele e Allontanarsi per vedermi. In catalogo alla pagina 47 è riprodotto a china l’opera Onde Vele, ovvero la grande tela d’arazzo della Banca d’Italia esposta già nel 1925 a Parigi col titolo Mer, voiles, vent. A fine dicembre, nella Mostra del Centenario della Società Amatori e cultori di Belle Arti a Roma ambedue espongono nella sala del Gruppo Futurista: Balla è presente con 5 opere degli anni Venti, da Futurfascismo a Tormento d’animo, da Sincero-Falso a Fiorlutto (non identificato) a Mio istante mentre la partecipazione di Ballelica è circoscritta a due lavori non ancora identificati: Ciao e Sigarette. Così Elica ricorda la sua partecipazione: “Nella Mostra del Centenario anche io esponevo, nella sala futurista, due quadretti futuristi che poi ripudiai perché fu solo in quel breve periodo della prima giovinezza che ebbi qualche entusiasmo per il Futurismo; da allora non dipinsi ma più nulla con quella intenzione e come già dissi mio padre non disse mai una parola in proposito”. Un’altra presenza insieme è alla XVIII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia nel 1930 dove nella sala 39 dedicata alla Nuova pittura futurista Balla è presente con Cagnolino al guinzaglio, Sincero e falso e La signora Bionbruna e Ballelica al n.7 del catalogo figura con Stato d’animo. Nella presentazione dei Nuovi Futuristi, Marinetti al punto 3 parla di “Unico nostro modello è la macchina, figlia necessaria dell’uomo, necessario prolungamento del corpo umano e unica maestra di simultaneità. Per estetica della macchina noi intendiamo lo splendore glometrico [sic] e numerico fatto di sintesi, ordine essenziale, precisione, ingranaggi, movimento, dare-avere, continuità regolarità. Questa estetica è basata sullo spirito della macchina e non sulla macchina stessa, simultaneità di forze che aspirano sempre più alla massima organizzazione”.

Nella primavera del 1931, Ballelica è tra i 22 espositori al Circolo Artistico di Trieste14: espone Aeropittura insieme a Le forze di un bosco di Benedetta e opere dal titolo Áeropittura di Diulgheroff, Fillia, Oriani, Pozzo, Prampolini insieme a 2 Paesaggio aereo di Tato. Nel secondo volume Con Balla, Elica Balla racconta di un suo viaggio “di qualche giorno nel Friuli e a Venezia; vi andammo con un giovane che papà aveva conosciuto alla esposizione [la I Quadriennale del 1931 nda]. Egli ci portò nel Friuli”15: tuttavia non fa mai alcun riferimento alle sue opere presenti nelle mostre di Aeropittura. Infine, nell’ottobre alla Galleria Pesaro di Milano si inaugura la Mostra Futurista di Aeropittura e di Scenografia16: Ballelica è presente con Dinamismo aereo. Gli espositori sono 41 Aeropittori Futuristi: si va da Benedetta, la moglie di Filippo Tommaso Marinetti e allieva di Balla con 3 opere a Dottori e Fillia presenti con 10 lavori ciascuno. Poi Prampolini con 8 e Tato con 26, Munari con 13 e Crali con 2 e Oriani con 9. Nella prefazione, Marinetti scrive: “Una curiosità morbosa affollò le prime mostre di Roma (Febbraio 1931) Trieste e Parigi (Marzo 1931 Sala de l’Effort). Una polemica intelligente agitò i duemila visitatori quotidiani della mostra di Firenze. Questa che presentiamo ora nelle sale della Galleria Pesaro di Milano, supera di molto le precedenti. 41 aeropittori, ormai usciti dalle ricerche e dai tentativi, realizzano plasticamente la sensibilità aviatoria”. Chiude la mostra la sezione intitolata Architettura di Aeroporti (da notare De Giorgio con una Aerovisione della città futura e Sartoris con Progetto di grande Aeroporto) e quella dedicata all’Arte Decorativa con le Ceramiche Futuriste di Fillia, Tullio d’Albissola, Farfa e Diulgheroff.


Ballelica espone Dinamismo Aereo alla Galleria Pesaro di Milano nell’ottobre del 1931


ELICA BALLA - Autoritratto, 1934
Già Casa Balla, Roma

Se da un lato ad oggi non abbiamo ancora rintracciato opere esposte dall’ancora non ventenne Ballelica - si ricordano Compenetrazioni, Stato d’animo, Bolama, Aeropittura e Dinamismo aereo - il 1935 segna un forte cambiamento nell’arte della “piccola acchiappanuvole”. Nel volume che dedica alla vita del papà Giacomo, scrive: “Feci dei bozzetti per un salone, che naturalmente nessuno mi aveva ordinato, decorato con cieli solamente, nuvole e nuvole; mio padre apprezzò molto quel lavoro e da quel momento lo studio delle nuvole mi occupò tutta la vita”. Contemporaneamente, nell’autunno, viene inaugurata alla Galleria d’Arte L’Antonina a Roma la Mostra delle opere di pittura di Giacomo Balla di Luce e di Elica Balla: Giacomo espone 59 opere che attraversano tutta la sua arte, Luce espone 30 lavori che vanno dalle nature vive ai paesaggi ai notturni. Elica è presente con 21 opere: dai ritratti ai fiori ai paesaggi. “Nelle due salette sono i lavori di Luce ed Elica Balla. Opere profonde per valori intrinseci e per sentimento. Due giovani che già sono all’apice dell’arte, con una sicurezza tecnica e con una coscienziosità artistica che ne fanno le sue continuazioni del Padre. […] Elica, invece, è classica, il suo tocco è virile; la sua ricerca è di un verismo da grande maestro dell’arte. […] Oltre ai suoi capolavori, Balla ha creato due grandi artiste che continueranno ad esprimere la sua anima molteplice in due delle sue molteplici espressività”, ne scrive Guido Cremonese recensendo la mostra. Il cielo è sempre stato per Elica un soggetto da rimirare e studiare di continuo. Nel 1942 partecipa con un notevole gruppo di olii e pastelli alla mostra organizzata al Lyceum Romano dal titolo Nel vero verso la luce: al numero 53 un Vivendo di cielo figura con il prezzo di lire 800. Il giornalista Attilio Crespi nota nel suo articolo sull’ “Osservatore Romano” del 12 dicembre, la vicinanza di “questa pittura [ai] pensieri poetici dipinti. Quale diletto la pittrice si procuri nelle sue intenzioni, lo si potrebbe dedurre dai titoli che le opere portano: Fiori gemelli, Spiriti arguti, vale sua partecipazione come “una cosa molto privata [dove] i miei lavori, così diversi tra loro, risultarono affastellati e disorientava chi visitava superficialmente quella saletta dove solo un intenditore poteva scorgere qualche spiraglio in cui si vedevano possibilità avvenire. Avevo esposto i miei cieli ancora un po’ grigi e fiori strani su fondi scuri”.


Biglietto d’invito Nel vero verso la luce
Lyceum Romano, Roma
5-20 Dicembre 1942
Archivio Gigli, Roma


ELICA BALLA - Cielo al tramonto, Anni quaranta
Già Casa Balla, Roma


ELICA BALLA - Vivendo in cielo: soffioni, Anni quaranta
Già Casa Balla, Roma

Nel 1946 Renzo Fanti parla dei Cieli di Elica Balla come finestre aperte sull’infinito: “…La piccola ‘…acchiappanuvole’. Sembra che il cielo l’abbia sempre attratta, sin da bambina (non per nulla suo Padre le diede quel nome), quando passava lunghe ore ad osservare il mutar delle luci e l’incalzarsi delle nubi, sorda ai richiami dei suoi: sicché Balla, scherzando affettuosamente su questa specie di mania della sua bambina, la battezzò acchiappanuvole. […] Dei mezzi tecnici, dopo averli tutti sperimentati con risultati lodevolissimi, scelse il pastello, più intonato alla sua natura, più morbido, più lieve, più adatto a rendere i suoi soggetti preferiti. […] Torniamo dunque ai cieli. Fu cinque o sei anni fa che Elica Balla, dopo essersi cimentata nelle varie espressioni pittoriche già considerate pensò di fissare sulla tela e sui cartoni il frutto delle sue osservazioni di tanti anni. E i primi risultati furono tali che il buon Maestro non ironizzò più su questa particolare inclinazione della sua figliola e si accorse di trovarsi in maniera inattesa di fronte a una manifestazione d’arte nuova e originalissima”. E continua il Fanti, “parlando del temperamento volitivo, deciso, scrupoloso nello studio quanto fermo nel rinnovare tentativi su tentativi per raggiungere lo scopo che si è prefisso, ha fatto del cielo l’oggetto di una particolare osservazione e ha saputo, con dolce e sorridente caparbietà impadronirsene al punto ch’esso non ha oggi ormai nessun segreto per lei”23. …e niente di meglio che questi Cieli di Elica a illustrare le parole dei Renzo Fanti: dal sottile orizzonte del blu notte parte e si innalza fino all’infinito in una vorticosa apertura di luce tutta la sensibilità delicata (a volte fragile) di chi ha voluto rappresentare soltanto la vicenda di tutta di una vita vissuta come luce fuggente di una giornata finita, come si legge sul cartone di chiusura dell’opera Cielo datato 1946 ed esposto in questa mostra (cat. n.10).

E si conclude con la riflessione del Fanti: “Perciò questi quadri di Elica non sono alla portata di tutti i visitatori: essi costituiscono una specie di diario intimo, che l’artista tiene gelosamente riposto e che solo in casi eccezionali viene mostrato a qualche iniziato. È questo un vero peccato! Ma Balla, oltre che padre sollecito e affettuoso, è anche severissimo maestro: perciò è bene lasciarlo fare e non contrariarlo”.


Gerardo Dottori
Progetto per la decorazione per l’idroscalo di Ostia, 1928







Giacomo Balla
Orbite celesti, 1913
Olio su tela, 40 x 50 cm







Enrico Prampolini
Costruzione spaziale-paesaggio, 1919
Olio su tela, 47 x 47,3 cm







Giacomo Balla
Tenerezze primaverili, 1918
Olio su tela, 60 x 50,5 cm







Enrico Prampolini
Paesaggio romano, 1934
Olio su tavola, 99,5 x 53 cm







Nicolay Diulgheroff
Ponte romano, 1926
Olio su tela, 68 x 95 cm







Giacomo Balla
Mercurio passa davanti al sole visto nel cannochiale n.3, 1914
Tempera su carta, 24 x 18 cm







Enrico Prampolini
Bonifica cosmica, 1939
Olio su tavola, 58 x 49 cm







Enrico Prampolini
Isole nello spazio, 1932 ca.
Olio su tela, 91 x 72 cm







Fillia (Luigi Enrico Colombo)
Paesaggio cosmico, 1930 ca.
Olio su tela, 130 x 98 cm







Arturo Ciacelli
Aeropittura, 1924
Olio su tela, 92 x 109 cm







Giacomo Balla
Aerombre, 1922
Tempera su cartoncino, 40 x 30 cm







Giulio D’Anna
Aerei in volo, 1931
Olio su tela, 70 x 50 cm







Enzo Benedetto
Aerei, 1936
Olio su tela, 52 x 62 cm







Giacomo Balla
Aeroplani, 1920 ca.
Tempera su cartoncino, 27,8 x 33,5 cm







Tullio Crali
Aerocaccia II, 1936 ca.
Olio su tavola, 79 x 99 cm







Giacomo Balla
Spazio + velocità, 1913 ca.
Vernice su lamina d’oro applicata su cartoncino, 9 x 14,5 cm







Enrico Prampolini
Ritmi spaziali, 1913
Tempera e collage su cartone, 48 x 31 cm







Giacomo Balla
Colpo di fucile domenicale, 1918
Tempera su cartoncino, 15,7 x 19,7 cm







Giulio D’Anna
Dinamismi, 1928
Tempera su carta, 50 x 70 cm







Giulio D’Anna
Aerei caproni in volo sui monti Nebrodi, 1934-35
Tempera grassa su carta, 38 x 57 cm







Giacomo Balla
Velocità astratta n.2, 1914
Pastelli su Cartoncino, 28,5 x 44,1 cm







Elica Balla
Cielo, 1948
Pastelli colorati su carta su cartone, 52 x 70 cm








Giulio D’Anna Acrobazie sul golfo di Catania, 1935-36 Olio su tavola, 75 x 152 cm







Alfredo Gauro Ambrosi
Volo su New York, 1933
Olio e tempera su tela. 47 x 37,5 cm







Alfredo Gauro Ambrosi
Virata sul paese, 1934
Olio su tavola. 47,6 x 64 cm







Giacomo Balla
Plasticità spaziale, 1918
Tempera su carta intelata, 36 x 54 cm







Pippo Oriani
Cosmico, 1933
Materico su tela, 50 x 60 cm







Giacomo Balla
Linee di velocità + cielo + rumore, 1914
Pastelli colorati su cartoncino, 26 x 28,5 cm







Gerardo Dottori
Lago umbro, 1937-42
Olio su tavola, 124 x 151 cm







Enrico Prampolini
Simultaneità prospettica - Marina grande, 1921
Olio su tela, 75 x 100 cm







Roberto Marcello Baldessari
Riflessi sul paese, 1916
Olio su tela, 65 x 80 cm







Giacomo Balla
Velocità astratta + rumori, 1913 ca
Matite colorate e collage su carta, 27,2 x 38,3 cm







Alfredo Gauro Ambrosi
Ombre sul lago, 1939
Olio su tavola, 79,5 x 89,5 cm







Di Bosso (Renato Righetti)
Paracadutista in caduta, 1935
Legno dipinto, 162 x 47 cm







Thayaht (Ernesto Michahelles)
S 55 Architettonico, 1936
Scultura dinamica in marmo, 35 x 70 x 40 cm







Giacomo Balla
Linee di velocità + cielo + rumore, 1913 ca.
Matite colorate su cartoncino incollato su carta, 28 x 34 cm







Gerardo Dottori
Volo sul paese, 1930
Idromatita e tempera su cartone, 36,5 x 45 cm







Alessandro Bruschetti
Paesaggio collinare, 1935
Olio su tavola, 53 x 63 cm







Tato (Guglielmo Sansoni)
Senza titolo, 1940 ca
Olio su tela, 62 x 56 cm







Sibò (Pierluigi Bossi)
Sorvolando i ricordi: San Gimignano, 1937
Tecnica mista su carta intelata, 94 x 53 cm







Giacomo Balla
Trasformazione forme spiriti, 1918 ca
Tempera su carta Fabriano, 24,5 x 36 cm







Guglielmo Dottori
Forze ascensionali, 1920
Olio su tavola, 69,5 x 50,5 cm







Di Bosso (Renato Righetti)
Poesia del volo, 1937
Olio su tavola, 101 x 121 cm







Giacomo Balla
Linea di velocità + paesaggio + rumore, 1913 ca
Pastelli colorati su carta pesante, 38 x 57,5 cm







Pippo Rizzo
Città futurista, 1927
Tempera su carta, 62 x 44 cm







Sibò (Pierluigi Bossi)
Virate su Sabaudia, 1937
Olio e tempera su tavola, 76 x 56 cm







Mino Delle Site
Divinizzazione della terra, 1932
Olio su tavola 100 x 69,5 cm







Benedetta Cappa Marinetti
Bozzetto per le scenografie dell’opera Simultanina, 1931
Pastelli su carta, 25 x 35 cm







Benedetta Cappa Marinetti
Vortice Celeste, 1929 ca.
Olio su tavola, 72 x 53 cm







Giacomo Balla
Paesaggio + elementi decorativi, 1930 ca
Olio su tela, 70 x 100 cm







Pippo Oriani
Aeropittura, 1932
Olio su tela, 50 x 60 cm







Pippo Oriani
Dinamica del paesaggio, 1930
Encausto grafito su cartone gessato, 50 x 60 cm







Giacomo Balla
Studio per volo di rondine, 1913
Matita e pastelli su carta, 12 x 18,5 cm







Tullio Crali
Evoluzioni sull’ aeroporto, 1938
Carboncino e grafite su carta, 25,6 x 18 cm







Tullio Crali
Composizione, 1939 ca
Olio su cartone, 19.5 x 15.5 cm







Roberto Marcello Baldessari
Paesaggio urbano con biplano in virata, 1932-34
Carboncino su carta, 30,2 x 24,4 cm






Info Mostra
FORZE DEL CIELO da Balla alle aerovisioni
dal 6 ottobre 2022 al 15 febbraio 2023
Futurism & CO Art Gallery, Roma